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Viene difficile oggi più che allora, e questo è un paradosso, inquadrare l'enormità di Pasolini in una società arretrata rispetto a quello che lui stesso è stato.
Pasolini si è presentato al mondo in largo anticipo quando nessuno di noi era in grado di capirne la grandezza . E' successo tutto troppo in fretta, come tutte le cose rinchiuse in quei pochi attimi che è durato il secolo passato, carico di progresso ma anche di stupore e sviluppo. Questo sviluppo che evidentemente non era la stessa cosa del progresso e che lo stesso Pasolini ha sempre detestato.
Pasolini un pensiero vivente, una continua coscienza osteggiata, combattuta e irrazionalmente ostacolata a muso duro da chi lo ha sempre temuto. Fino a quando è scomparso anche fisicamente.
Nel voler "popolarizzare" il pensiero di Pasolini è naturale utilizzare i suoi mezzi più diretti e probabilmente comprensibili ( per così dire ma certo non fino in fondo) attirando l'attenzione su l'opera che assomiglia di più ad una puerile goliardata ma che, naturalmente non lo è affatto.
Parlo di Uccellacci e uccellini. Un film, un monolite da scalare a mani nude e con la coscienza di un bambino libero da preconcetti e sovrastrutture di nessun genere. Già dalla sigla svela il suo manifesto di opera pura, minima e comica.
Comica di una comicità liturgica, sottintesa come atto pregno della quotidianità umana. Involontarietà dell'essere.
Un volto, quello di Totò, nell'unica anzianità che ha potuto permettersi: morì poco dopo. Appena sessantanovenne, oggi sarebbe ritenuto un giovanotto.
Totò fa da tramite a Pasolini per portare il pubblico alla sua statura ma non vi riesce del tutto: sono sicuro che chi ha riso, allora, della scena in cui Totò guarda con insistenza lo scimmiesco e ipertricotico barista alla locanda, abbia lasciato la visione del film poco dopo.
Oppure ha sorriso appena, scoprendo il simpatico pretesto del Corvo parlante appresso ai due protagonisti, padre e figlio, Ninetto e Totò che poi diventano Frate Cicillo e Fra Ninetto.
D'accordo sulla pedanteria del messaggio, se lo vediamo ora. Ma allora Pasolini era sicuramente certo che la sua era una cosa fatta per morire nei botteghini e vivere casomai nelle penne dei critici cinematografici più illuminati e pazienti dell'epoca.
Il film, un vero capolavoro, è un manifesto di messaggi biblici e filosofici resi fruibili soprattutto ad un bambino di 5 anni. Non oltre: oltre la natura umana prende il sopravvento e sperimenta la volontà di correre, non più di camminare. Il bambino Ninetto trova invece spunto per continuare a giocare, saltare e correre così come dovrebbe essere chi vive nel presente mai nel passato o nel futuro.
A Ninetto sembra mancare proprio la maturità conformista di una società in cui è inserito suo malgrado. Manca il senso di appartenenza e di responsabilità ma non si stacca mai dal padre. Il messaggio della comitiva di comici viandanti è un altro piccolo manifesto pregno della cultura di cui oggi si riempiono la bocca molti beghini politici. Una cultura cui Pasolini era arrivato con 50 anni di anticipo, anzi quasi sessanta, visto che il film che ne attribuisce una data certa, è del 66. Una carovana che è una famiglia a tutti gli effetti in seno a cui nasce una nuova creatura della quale , da che mondo è mondo, si sa chi è la madre ma non si hanno certezze sul padre. E nasce femmina! Un presepio rivisto, rivoltato e rivalutato fuori dalla triste routine del messaggio televisivo e cattolicizzante.
La metafora del dialogo con gli uccelli, la cacciata dei mercanti dal tempio, la guerra tra le creature è lo stretto rapporto che Pasolini ha sempre avuto con la terra santa con carisma religioso e bellico. Pasolini sembra voler percepire la sofferenza di quei popoli così vicini e così divisi e consegna a San Francesco il messaggio universale della pace.
Il viaggio dei due continua e li porta ad una vecchia casa la cui famiglia di sottoproletari della provincia sono alla fame assoluta. Poi alla casa del padrone che il giorno ospitava il meeting dei dentisti dantisti. Durante il viaggio il mistero delle distanza tra le realtà di tutto il mondo: Istambul a oltre 4000 chilometri, Cuba a più di 13 mila ma comunque nello stesso mondo che i due protagonisti calpestano inconsapevolmente.
Il film si chiude su delle immagini inedite del funerale di Togliatti, tra istantanee di gente in lacrime e pieni campi sorvolanti folle e bandiere rosse. Perché queste immagini a conclusione del film e non prima? Il messaggio potrebbe dichiaratamente afferire al cambiamento di passo per il partito comunista nel dopo Togliatti. Anche se gli anni successivi avrebbero visto protagonista un altro grande, Berlinguer, a guida del partito, Pasolini aveva presagito o addirittura predetto ( in questo film e altrove negli scritti e nelle sintesi sui giornali) la fine dell'epoca comunista come eravamo abituati a conoscerla. Il comunismo italiano, quello di Gramsci e dei lavoratori. Degli intellettuali e di chi fece della fede politica un metro di vita sostenibile di cui andare fieri e orgogliosi.
Iniziava un'epoca oscura di cui oggi vediamo giunti a maturazione i frutti nefasti e velenosi.
Pasolini era veramente un poeta come disse Moravia inequivocabilmente alle sue esequie. Ma anche un oracolo.
Aspetteremo invano che ne nasca un altro.
Un pezzo sul Corsera, un'intervista come tante, protagonista Lorenzo Cherubini. Un cantautore "moderno"più o meno attuale o contemporaneo fino ad un certo punto. Un mio coetaneo e quindi per questo forse anche un pò fuori dai giochi della nouvelle vague di quegli autori che dicono e non dicono e piacciono e non piacciono di oggi. Che non ci sia una linea di continuità tra la vecchia scuola cantautorale, quella conosciuta e definita sessantottina e questa nuova corrente informe di ... esecutori senza mandante e senza argomento, è fatto assodato e ribadito anche dallo stesso Guccini il quale non ne conosce neppure i nomi ( e francamente neanche io...hanno nominato un certo Calcutta che per cognome evidentemente ha un codice di avviamento postale) tipo Cremonini che invece io conosco nel mucchio. Quando Guccini si è sentito riportare la frase di Jovanotti in cui paragonava la Locomotiva ( lanciata bomba contro l'ingiustizia) a Gloria di Umberto Tozzi, ovviamente, visto che non l'hanno fatto gli altri, a buona ragione se l'è difesa da solo. In Italia si è soliti dimenticare troppo in fretta i fatti storici: a qualche anno dalla chiusura del capitolo sanguinario del fascismo è stato fondato il movimento sociale italiano. Senza, peraltro, che nessuno se ne sia nemmeno scomposto un sopracciglio, tanto per fare un esempio. Lo stesso Giordano Bruno Guerri ha chiarito in intervista che Mussolini detestava, anzi, odiava gli italiani e che su questo non ci fosse dubbio!
Allo stesso modo sembrerebbe che ci siamo dimenticati già l'enormità del significato della corrente cantautorale italiana dunque? Quella che Fernanda Pivano definì l'unica corrente letteraria della seconda metà del secolo scorso? Come si fa a paragonare una canzone seppure bellissima o molto coinvolgente come può essere quella di Umberto Tozzi al capolavoro di Francesco Guccini? Non si può...non esiste modo perché se una è una canzone potente e bellissima, l'altra è semplicemente un altro genere di cosa...un'opera d'arte: un trattato di sociologia, un pezzo giornalistico, un poema e una composizione musicale complessa e articolata. Io ne parlo in tempi non sospetti nel mio libro IO CANTAUTORE - fenomenologia del cantautorato italiano che, con molta modestia, arrivati a questo punto, anche io mi prendo la briga di difendere e diffondere perché ha davvero un suo valore lungimirante. Infatti nel mio libro spiego in anticipo sull'alterco tra i due ( alterco lo sto dicendo io per sintesi in realtà i due non ne hanno avuto alcuno) proprio il casus belli basando il tutto sul confronto tra una meravigliosa canzone di Gilda Giuliani, SERENA portata al successo a Sanremo, e IL SOGNO DI MARIA di Fabrizio De André. Le due composizioni, coeve, hanno avuto, in modo diverso tra loro, un grande successo e entrambe sono due opere meravigliose ma...mentre la prima è una canzone, con tutti i suoi canoni popolari e popolareschi, ritornelli, trama romantica del pezzo letterario, significato diretto di immediata interpretazione, la seconda, quella di De André, è tutta un'altra cosa. La canzone di De André è una rivisitazione poetica che contiene una ricerca storico-teologica basata sui vangeli apocrifi dei primi anni paleocristiani. I vangeli arabi dell'infanzia di Maria e soprattutto il Protovangelo di Giacomo .
Non è più solo una canzone quella di De André, è un'opera d'arte attraverso la quale lo stesso autore intende consegnare il suo messaggio sociale. E' un pezzo di rivoluzione consegnato a chi ascolta e non un mezzo di solo svago.
Se nel nostro paese siamo capaci di cancellare la storia con una dichiarazione del cazzo come quella di Jovanotti, il quale, lecitamente e candidamente ammette di essere passato da Ghimmifaiv ollrait a cancella il debito, per non essere sepolto nell'oblio del cambiamento dei tempi ( dichiarazione resa a "belve" la settimana scorsa), che si facesse pure, a pieno diritto, i cazzi suoi ma non si smerdi a voler seppellire un pezzo di storia come quella dei cantautori italiani che sono stati l'unica vera corrente letteraria e rivoluzionaria della seconda metà del novecento italiano. Ci si mettesse lui a fare ciò che ha fatto Guccini cinquant'anni prima di lui. E con tutta la simpatia che ho nei confronti di Jovanotti, che ripeto mi è coetaneo, anzi mi è più grande di un mese, vorrei ricordargli che mentre Guccini consegnava nelle mani di Daolio AUSCHTWITZ la canzone del bambino nel vento, sia io che lui, non eravamo ancora nati. Tanto per capirci.
Spudoratamente pubblico foto e titolo de il Fatto quotidiano di ieri perché è veramente significativo. Di contro a chi si arrabatta, come il sottoscritto, a far partire un'auto vecchia di 25 sotto le intemperie e l'incursione nefasta degli agenti atmosferici, c'è chi se ne va, per aver letteralmente distrutto un intero settore economico, licenziato migliaia di persone, con una cifra tale da sembrare il bilancio Regionale del Molise. C'è chi direbbe che dovrei cambiare l'auto, io direi serenamente "grazie al cazzo". Attendo una colletta, chi si fa avanti per primo? Tavares? Per altro un'auto vecchia di 25 anni è veramente molto vecchia ma non quanto basta per essere del tutto libera dalla follia dell'elettronica di nuova concezione. Quindi quando si ferma, si ferma e non si capisce perché si è fermata: potrebbe essere un codice elettronico di fermo della chiave, un variatore di giri partito, una centralina, una semplice valvola, uno starter....insomma qualsiasi diavoleria faccia parte della meccatronica di cui nessuno ormai nessuno capisce più nulla. A tutto questo mal di pancia si aggiunge il genio di turno, pagato dalle multinazionali per andare a dire ciò che gli impongono di dire nei notiziari. Come questa mattina, al primo notiziario rai, ha fatto il presidente ACI tale dottor Angelo Sticchi Damiani. Sottoposto alle domande della conduttrice Maria Soave, ha detto che ci sono 13 milioni di auto inquinanti in Italia ed è li che bisogna colpire. Ha usato proprio questo termine : colpire! Dall'alto dello stipendio che riceve nella sua posizione dirigenziale, colpire una serie di disgraziati che non riescono a sbarcare il lunario e che non vogliono indebitarsi con l'acquisto di un'auto elettrica che costa all'acquisto 3 volte un'auto a benzina o a gas, e che continua a costare in gestione e costumi per i prossimi 10 anni (ammesso che duri 10 anni e che non esploda prima) per il triplo del suo costo d'acquisto. Egli stesso ha ammesso che le auto euro 4 e 5 e 6 hanno emissioni inquinanti prossimi allo zero. Eppure questo non basta a questi voraci approfittatori. C'è un signore che ha calcolato i consumi di un'auto elettrica modernissima, una tesla, nel raggio di un percorso fatto di 1000 chilometri circa. Ebbene l'auto, non solo ha dovuto rifornirsi di elettricità più d'una volta, per di più ha consumato e speso più di una Land Rover vecchia di 40 anni che va a gasolio verde. E non consideriamo l'inquinamento indiretto che la tesla provoca nel momento della costruzione del pacco batterie e del suo ricambio, a circa 6 anni esatti dall'acquisto della macchina. Tutto questo non è una follia? Il mercato dell'usato delle auto in Italia è ampiamente giustificato dunque e altamente eroico in quanto non solo ferma del tutto l'inquinamento ma impedisce di crearne altro, evitando di mettere in circolazione nuove schifezze da 3 tonnellate ad appannaggio di una sola persona che si immette nel traffico per la sola missione di percorrere il tratto che la separa dal posto di lavoro. Acquistare una macchina usata, quindi già esistente, è cultura del riciclo. E' recepito virtuoso l'acquisto di abbigliamento di riciclo, almeno da un decennio a questa parte. Maggiormente dovrebbe essere comprensibile il riciclo dei mezzi di trasporto, visto che si tratta di beni carissimi e massicciamente impattanti dal punto di vista dell'occupazione del suolo vitale. Oltre che, personalmente, ritengo plasticamente orribili le nuove auto in produzione: i suv altro non sono che caricature di auto normali. Il design di una fiat 124 o di una vecchia Alfa Romeo, è, a confronto di una di queste nuove porcherie, sono opere d'arte disegnate da artisti come Pininfarina, Giugiaro e Bertone.
Secondo uno studio condotto negli USA dal Dottore Lai Xu, noto chirurgo colon rettale dell'Università del Texas, stare troppo tempo seduti al water fa male. Ci vuol poco a capirlo, ma il dottor Xu ( perché Lai è nel suo caso un nome e non un cognome) con la sua autorevole esposizione suggella l'ufficialità di questa, fino ad ora ritenuta, diceria. La ragione è semplice: seduti al cesso le gambe stanno al di sopra dell'intestino e lo sfintere rimane in tensione durante tutta la ...session , mentre la pressione del ciambellone sul retro delle cosce esercita una forza propulsiva. Si rischiano danni terribili come il prolasso rettare. Nei casi meno gravi, minimo, l'insorgenza di emorroidi. Insomma pensiamo a chi sta anche un'ora appiccicato / ata, alla tazza del cesso con un telefono in mano a guardare e sentire sciocchezze sui social. Ricordo il titolo di una canzone di un mio amico cantautore "la cagata infinita" ma quella parlava del terzo governo Andreotti. Una domanda nasce spontanea: perché queste cose non le dice nessuno, o meglio , per poterle trovare scritte su un trafiletto di 20 righe, bisogna arrivare fino alle ultime pagine di una rivista importante e qualificata ad appannaggio di un solo pubblico pagante? Quando si tratta di sensibilizzare la gente sul fatto che l'importanza di avere una bocca stabile è questione "fondante" per il benessere del corpo, si muovono i mondi! Infatti i dentisti dicono che se estrai un dente, gli altri si muovono e assumono posizioni innaturali. La cura dei denti è più importante della cura del buco del culo? Certo, perché esistono i dentisti che creano indotto economico. I denti muovono i soldi, il buco del culo non muove niente.
A meno che non ci si adatti a farne un uso anticonvenzionale che preveda anche qualche entrata oltre alle solite uscite.
Forse correva l'anno 1984 ( a proposito di anniversari...Berlinguer docet) e noi, io Tino e altri due Spingevamo la vecchia Fiat di Tino per poter andare a bere qualcosa e soprattutto a comprare le sigarette al Bar della stazione, l'unico aperto alle due di notte.
Solito scherzo dello sprint ...l'auto si ferma cento metri più in la, in Via Palestrina, S'apre la portiera di destra e saltiamo su. Tossendo la vecchia 850, sempre in riserva, percorre la strada che porta al colle. Ricchi di sigarette e birre ci si fermava a parlare di cose esistenziali con chi per noi, appena sedicenni o diciotenni, rappresentava un grande maestro. Aveva il teatro tenda parcheggiato nello sterrato in cui oggi insiste il parcheggio d'auto di fianco all'istituto Agrario. Era un mostro di bravura e faceva Gogol e Bukowsky, E anche se decideva di fare Pirandello o Goldoni, li faceva a modo suo, con quella voce capace di frequenze basse e metalliche irraggiungibili.
Eravamo di casa da Tino, forse anche troppo, e ricordo che l'andito era tappezzato di manifesti delle cose che faceva in teatro. I bambini erano piccoli e la moglie, bella e colta, l'esile Elisabetta, spesso infastidita dalle troppe sigarette fumate nel soggiorno.
Sotto le stelle nel punto più alto della città, a me era solito chiedermi di ragionare su alcuni aspetti della vita. Non so perché scegliesse me. Ma ho sempre creduto che scegliesse anche gli altri per motivi analoghi ma con altri argomenti. Pensi mai alla morte?. mi chiedeva davanti agli altri, e tutti noi lì a toccarci i coglioni. Tutto finiva con grandi pacche sulle spalle e rimandi di sfiga da trasferirci l'un l'altro.
Tino Petilli non era che un uomo dal talento e dalla memoria fuori dal comune. E questi aspetti lo rendevano un gigante del teatro, della TV e della Radio. Un insaziabile mangiatore di libri e di testi.
In pochi sanno che in gioventù, nel suo dolce Veneto natio, è stato anche un ciclista agonista.
Siamo sempre stati ottimi amici anche quando siamo diventati io adulto e lui anziano. Non più di qualche settimana fa stavamo mangiando il gelato al Poetto, noi amici di sempre, i figli e ...lui Tino. Silente e curioso con i suoi occhietti luciferini persi dietro tutto quel pelo che componeva la sua barba e i suoi capelli, da sessant'anni a questa parte. Da giovane, difficile credere che sia stato il sosia di Jack Nicholson. Di quella avvenenza rimaneva poco ma il fascino era tutto li, come sempre. Per la milionesima volta mi chiese "pensi mai alla morte?". E io ancora a toccarmi, a 57 anni, come allora.
Ci penso oggi caro Tino, vecchia pellaccia. Ti abbiamo voluto bene.
Il tuo Tonio e gli amici di Piazza Giovanni XXXIII.
Un pensierino mattutino per la cronicizzante situazione drammatica della sanità italiana. Nasce così da una dichiarazione flash del presidente dell' Ordine Nazionale dei Medici Dott. Filippo Anelli in collegamento con il notiziario Rai. Il Presidente ha detto con serenità che non ci sono medici su cui contare per una serie di motivi legati alle graduatorie, all'Ex numero chiuso, a tutti i tagli che la sanità ha subito dagli ultimi quindici anni a questa parte. E che i medici appena sfornati ( e formati) qui in Italia, migrano verso altri Paesi per non tornare mai più. D'altro canto, dichiara il Presidente, all'estero questi medici guadagnano cifre da mille euro al giorno! Alla faccia di Ippocrate e di suo nonno! Così i medici si formano nel nostro Paese gravando sostanzialmente sul nostro sistema scolastico e Universitario per poi esportare la loro preparazione, la loro formazione altrove a beneficio soprattutto loro ( mille euro al giorno! Cifra che definirei scioccante) e a beneficio di altri sistemi di assistenza sanitaria in giro per l'Europa e per il mondo. Vabbè...pazienza. Oppure magari bisognerebbe obbligarli a trattenersi qui qualche anno dopo la specializzazione ( retribuita fior di quattrini anche questa) a prestare una sorta di leva "medica" a titolo di parziale ringraziamento per le attenzioni ricevute. Un'altra strada percorribile sarà quella di assumere medici stranieri provenienti da paesi emergenti: non è una pratica nuova. Già durante i primi anni settanta ricordo id un progetto che vide protagonisti diversi giovani provenienti soprattutto dai paesi Arabi e dall'India. Alcuni di loro operano ancora nel nostro Paese e all'interno del sistema sanitario nazionale. Due di loro li conosco personalmente e posso dire che, per me, sono dei mega professionisti dalla serietà a prova di bomba. Stanno ovviamente per andare in pensione: uno ha condotto tutta la sua carriera tra le mura di una guardia medica. L'altro è dipendente del sistema sanitario nazionale in uno dei tanti centri ASL dell'isola ( per mantenere la riservatezza su di lui mi limito a dire questo). Ecco due medici che non guadagnato 1000 euro al giorno ma che hanno deciso di restare in Italia. Sarà lo stesso paragone tra loro e i loro colleghi italiani di oggi ad accomunare i due fenomeni a distanza di 50 anni l'uno dall'altro? I contesti sono diversi sicuramente. Ci vuole anche la volontà di essere persone serie nella vita e non progettare la propria esistenza basandola tutta sulla quantità di quattrini che si guadagnano.
COMUNICATO STAMPA
Cagliari, 25 novembre 2024 - Nel 2024 ricorrono i 40 anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, figura simbolo della politica italiana e dell’impegno civile. Per commemorare il suo straordinario contributo, la Regione Sardegna organizza due incontri dal titolo "La lezione della storia: 1984 – 2024 | 40 anni senza Berlinguer", che si terranno il 28 novembre a Cagliari, presso l’Auditorium di Sa Manifattura, e il 12 dicembre a Sassari, presso l’Auditorium Provinciale, in via Monte Grappa, entrambi a partire dalle ore 16.45
Enrico Berlinguer è stato un uomo di grande rigore morale, che ha dedicato la sua vita ai valori della democrazia, della giustizia sociale e della solidarietà. La sua visione, incarnata nel “compromesso storico”, ha segnato la politica italiana e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per comprendere la complessità del mondo contemporaneo. La celebrazione del quarantesimo anniversario della sua morte sarà un momento di approfondimento per rileggere la storia italiana, riflettere sul presente e trarre insegnamenti utili per affrontare le sfide del nostro tempo, in un mondo sempre più interconnesso e caratterizzato da incertezze globali.
"Enrico Berlinguer ha rappresentato un esempio di coerenza e impegno civile che oggi, a quarant'anni dalla sua scomparsa, continua a parlare alle coscienze di tutti noi. Questo evento non è solo una celebrazione, ma un invito alle nuove generazioni a riflettere su valori fondamentali come la giustizia sociale, la solidarietà e la fiducia nel dialogo. La Sardegna, terra che ha dato i natali a Berlinguer, non può che essere il luogo ideale per rinnovare il ricordo di un uomo che ha segnato la storia politica del nostro Paese", ha dichiarato la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. "Questo anniversario – ha aggiunto la presidente – non è solo un tributo al passato, ma un'opportunità per aprire un dialogo sul futuro. La Sardegna si fa promotrice di una riflessione che, partendo dall'esempio di Berlinguer, affronta le grandi sfide del nostro tempo, dal valore della partecipazione politica al ruolo della verità in una società sempre più complessa. Invitiamo tutti i cittadini, e in particolare i giovani, a partecipare e a contribuire con le loro idee a questa importante occasione di confronto."
Gli incontri hanno l’obiettivo di coinvolgere la comunità sarda e le nuove generazioni, recuperando una memoria storica che rischia di essere dimenticata. Partendo dall’eredità politica e umana di Berlinguer, si cercherà di rispondere a domande cruciali: cosa può insegnare ancora la sua storia? Quali chiavi di lettura offre per interpretare un’epoca in cui verità e punti di vista si moltiplicano, spesso generando confusione?
Si partirà da Cagliari, il 28 novembre, a Sa Manifattura. Saranno presenti Gavino Angius, Lucia Annunziata, Marco Travaglio, Carlo Verdelli, Francesco Verderami intervistati e in dialogo con Luciano Tancredi, Direttore editoriale del Gruppo SAE e di Sardinia Post, Giacomo Bedeschi, Direttore della Nuova Sardegna, e giornalisti delle due testate., Interverrà Alessandra Todde, Presidente della Regione Autonoma della Sardegna.
Si proseguirà il 12 dicembre a Sassari, presso l’Auditorium Provinciale, in via Monte Grappa con, tra gli altri Giovanna Botteri, Massimo D’Alema, Maurizio Mannoni.
Gli eventi si inseriscono nelle iniziative promosse dalla Regione Sardegna con la media partnership della Nuova Sardegna e Sardinia Post per valorizzare la memoria storica e il dibattito culturale, coinvolgendo cittadini e istituzioni in un percorso di crescita collettiva.
COMANDINI: poche cerimonie per un monumento che serve a ricordarci un dramma?
Il presidente del Consiglio Regionale Piero Comandini ha espresso una concetto tanto semplice quanto vero. La panchina rossa che è apparsa da ieri nella piazzola del palazzaccio, posta di fronte all'ufficio delle poste, è un monumento dissonante che spezza le linee storiche delle opere di Nivola, cui il palazzo dedica una permanente dal primo giorno della sua costruzione. La panchina rossa è diventata un simbolo di violenza ma anche di solidarietà nei confronti di chi soffre o ha sofferto i sopprusi di genere, nel corso degli anni, dei decenni e dei secoli. Ovvio che sarebbe stato meglio che quella panchina non ci dovesse ricordare proprio nulla e che fosse li per alleviare semplicemente le fatiche di anziani e anziane.
Le parole di Comandini.
25 novembre. Da oggi sotto il Palazzo del Consiglio una panchina rossa, uno dei simboli della lotta alla violenza contro le donne
Cagliari 25 novembre 2024 – “Oggi 25 novembre c'è ben poco da inaugurare o da celebrare, ma ancora tanto da fare per costruire una cultura del rispetto verso le donne che purtroppo ancora oggi sono vittime di violenza e o morte per mano di uomini o presunti tali”
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio regionale Piero Comandini questa mattina in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Da oggi sotto il Consiglio regionale c’è una panchina rossa, uno dei simboli della lotta alla violenza contro le donne e il Palazzo questa sera sarà illuminato di rosso.
Il Presidente ha ricordato che il fenomeno della violenza di genere è in continua ascesa: “Purtroppo anche il 2024 è stato un anno dove la violenza ha travolto tutti: donne e uomini senza distinzione di genere o di età. Una aggressività troppo spesso consumata tra le mura domestiche, tra i banchi di scuola, nei luoghi di lavoro. Le vittime sono per la maggior parte le persone più deboli: le bambine e i bambini, le adolescenti, le persone fragili di genere femminile”.
Per il Presidente del Consiglio le Istituzioni devono essere in prima linea in una battaglia che deve incidere sul profondo della società. La protagonista di questo auspicato cambiamento devono essere la scuola e ogni altro luogo di aggregazione: “Bisogna educare sin dalla più tenera età le nuovi generazioni al rispetto di tutti”.
Trump ha vinto le elezioni americane con 5 milioni di voti di scarto rispetto alla sua competitor Harris, 51% a 47% in buona sintesi. Il minaccioso miliardario ha fatto il colpaccio toccando l'anima statunitense soprattutto delle classi più problematiche del paese, quelle che il sogno americano l'hanno sempre sognato e mai raggiunto. Farò cessare le guerre, la prima promessa d'impeto del 47 esimo presidente USA. Il resto vien da se. Gli ispanici sono quelli che l'hanno sostenuto di più proprio quelli che dall'altra parte del muro sono i disperati e oltre il muro si sono già belli che dimenticati della loro condizione una volta abbracciato il sogno americano. La delusione dei democratici è tangibile e anche molto amara, evidentemente ci hanno creduto sul serio: parchi deserti davanti a mega screen montati li inutilmente. Chissà le stecche che lasceranno ai fornitori di queste attrezzature: passato il santo finita la festa e salutam'a sorreta.
Una cosa è emersa chiara come la luce del sole da questa competizione elettorale e che in pochi probabilmente sanno leggere tra le righe: la visione di una presidenza conservatrice in USA è probabilmente l'unica versione possibile e utile per un paese da cui dipendono gli equilibri mondiali. Lo si è visto chiaramente soprattutto durante l' ultima amministrazione Biden: melliflua, inconcludente, galleggiante e anche sospetta. Prova ne sia il rapporto stretto che sia lui che la Harris hanno sempre avuto con i vertici dell'Europa dal punto di vista di chi decide, non certo dalla parte del Popolo. Di coloro che pagano le tasse e soffrono tutte le crisi di un mercato globale asfissiante.
I democratici americani vedono l'Europa e soprattutto i cittadini europei, come dei testimonial di una vita agiata e confortevole, modello per chi, nei paesi del terzo mondo, vogliono compiere il salto della quaglia. Persone, a milioni, che hanno una qualità della vita sotto i tacchi. Un Angolano o un senegalese non sognerà mai di vivere come un Indiano o come un Cinese. MA nemmeno come un Russo. Sognerà, a buon diritto, di diventare Europeo. Perché diventare Europeo, per loro, è al top della gamma dei sogni e anche perché da un certo punto di vista è quasi possibile. Tutto questo teatrino che induce la gente ad una speranza tale, fa alzare l'asticella delle aspettative, che poi è anche quella dei consumi (sprechi) indotti dal mercato globale. Noi Europei in buona sintesi siamo solo dei testimonial di ciò che potrebbe diventare l'India con il suo bel miliardo attuale di abitanti. Oppure tutti gli altri mercati asiatici. E' normale che gli USA sguazzino nella loro posizione predominante di fornitori di leccornie e telefonini per aspiranti europei. Ecco che ora il Tycoon, al quale certo non si può muovere l'accusa di essere una persona timida, attaccherà a chiudere i confini nazionali a persone non gradite e merci schifose provenienti da paesi porci e che non rispettano il ben che minimo livello di diritto dei lavoratori e della loro sicurezza. Abbassare le tasse e smettere di spendere miliardi per la guerra in Ucraina. Preferirà fare una fugace colazione a Mosca con Putin e indurlo a far finta di ragionare per garantire un dietro front ragionevole per entrambi.
E in un attimo la guerra sarà finita. Poi vedremo il medio oriente li dove gli occhi terrorizzati dell'Iran vedono già la fine dei giochi e chissà quali altri preannunciati scenari. E i sogni degli Americani? Quello prevalente è quello di tornare a quando si stava meglio, molto meglio. La sensazione di instabilità e di insicurezza logora soprattutto le classi più povere, paradossalmente. I milionari sanno come difendersi . Kamala non ha saputo interpretare il sentimento delle classi infime del paese. Lo racconta il suo stesso tentativo di festeggiare presso l'università di Harvard quasi ad ostentare la sua condizione da colta borghese superiore. E' un problema comune a tutti coloro i quali hanno raggiunto un livello di benessere ormai consolidato e non sanno guardare più dentro alle tubature del cesso per far defluire l'ingorgo. Non si abbassano più. E' ciò che capita anche qui alla squallida simil-sinistra che sta al governo: incapace di trattare gli argomenti dei lavoratori, incapace di difenderli perché i lavoratori sono ormai una razza in estinzione e le loro spoglie sono state svendute dai sindacalisti. Se ne accorgeranno proprio in questi giorni in Germania quando Audi e soprattutto Volkswagen manderanno a casa, a morire di fame, come niente, trentamila lavoratori. Altro che macchine elettriche, altro che transizione verde. Trentamila famiglie cancellate socialmente. A cosa serve l'Europa da questo punto di vista? A cosa serve una finta sinistra che non sa parlare più al popolo? A chi paga le tasse, l'unica categoria di persone che pagano le tasse nel paese, operai, artigiani, commercianti partite iva? L'Europa e la finta sinistra europea e soprattutto italiana si è smarcata dal puzzo di grasso dei respingenti del tram di cui erano lorde le tute degli operai. Non scendono più in piazza preferiscono i party e la frequentazione di certi palcoscenici di artisti che non sanno neanche loro dire più una parola sensata sul sociale. Il concreto, il pratico, la fame e l'esigenza di quotidiano delle persone normali non lo sa interpretare più nessun politico. Ecco perché nascono i nuovi e vecchi Trump: semplicemente perché dall'altra parte, ed è dimostrato nei fatti, non c'è assolutamente nulla!
Ancora una volta il confronto con una competitor Donna, per Trump, il più conservatore e conservato dei Presidenti statunitensi. Un Ex in cerca di una riconferma voluta al punto di rimanere latente da una votazione all'altra durante la parentesi attuale di Biden. Le due candidature sono entrambe forti contraddistinte rispettivamente dal colore azzurro per la Harris che copre un pelo in più della metà della pianta degli USA ostentata nei notiziari televisivi. Poi c'è il colore Rosso impiegato per identificare il Tycoon che occupa l'altra metà degli spazi disponibili nella cartina degli USA. E' un confronto difficile giocato sul filo dell'insulto, sull'invettiva. Sulla minaccia verbale, da parte di Trump e la minaccia reale contro di lui che si è già beccato una pallottola di striscio durante uno dei suoi famosi e volontariamente deliranti comizi in giro per il Paese. Insomma capire cosa accadrà oltre quella cortina di milioni di votanti americani, oltre quella cortina dei 68 milioni di cittadini che hanno già votato, è un grande mistero. E soprattutto è un mistero intorno alle ricadute planetarie attese nel caso di vittoria dell'uno o dell'altra. Certo ad onor del vero bisogna ricordare che durante la guida Trump, sarà per puro caso, non abbiamo avuto in giro conflitti di nessun genere, a parte tutti i genocidi e i conflitti invisibili che si consumano da anni nei paesi del terzo mondo e di cui nessuno parla mai. Lo stesso non si può dirlo in occasione delle presidenze precedenti ( inclusa quella di Obama) e nemmeno di quella successiva. Certo, alla curiosità e alla tifoseria di vedere per la prima volta in sella alla Presidenza degli Stati Uniti una Donna al comando, si contrappone la consapevolezza che in fondo la natura stessa del sistema americano richiede evidentemente la figura conservatrice di un uomo accentratore capace di mostrare i denti e i muscoli ancor prima che sul campo, già a livello comunicativo. Una minaccia vivente con capello da Gringo e 44 magnum nella fondina.
Sa dom'e farra. Domenica 13, ospite dell'Associazione Marina Nuovo Giorno, ho presentato il libro nella cornice della manifestazione "is Lollas" con la consueta cantatina di rito delle canzoni più rappresentative di alcuni cantautori.
La casa campidanese credo di fine ottocento, inizi novecento, si è prestata magnificamente alla mia iniziativa e a tutte le altre iniziative culturali in cartellone. Bella, non maestosa, ma bella veramente ricca di storia rurale con gli ambienti reali di quella quotidianità che oggi non esiste più, mi ha ispirato molto. Certe canzoni che ho cantato, come Generale di De Gregori, ricordano proprio quegli ambienti di inizio novecento quando l'unica risorsa importante per stabilire la ricchezza e la posizione sociale della gente era il cibo. Risorsa che oggi è diventata dozzinale, spazzatura. Superfluo, anzi, assurdamente nocivo.
Ecco i padroni antichi di quella casa dovevano essere sicuramente ricchi perché tutta la casa parla di cibo, di come produrlo e come trasformarlo. Come distribuirlo. Lo stesso nome della casa è un nome fatto di cibo. Quanto tempo ci è passato addosso e ora siamo in una condizione di non ritorno, una società dello spreco senza senso. Sa Domu de farra è ora solo un pallido ricordo di ciò che fu in passato...un giocattolo per adulti in pò nostalgici ma ancora in piedi per accogliere tutte le menti che vogliono trasformare quella farina in cibo per il corpo ma soprattutto per l'anima.
A sa prossima!
L'isolamento di Putin è forse scongiurato? Oppure è solo una favola tutta occidentale messa in piedi in un clima di repulsione per la guerra e per ciò che rappresenta lo zaretto tarzanetto più o meno sanguinario? No niente affatto, però questa situazione ci sta prendendo per sfinimento: prima o poi tireremo i remi in barca.Fino a qualche mese fa la Russia era morta e sepolta sotto la sua coltre di monocratica supponenza e gli eroi erano gli ucraini. Ma come capita in tutti i buoni film western anni cinquanta ad un certo punto "arrivano i nostri" oppure arriva la cavalleria: quelli che non hanno imposto sanzioni a carico della Russia dopo il conflitto e l'invasione dell' Ucraina. Certo che il summit che in queste ore si sta tenendo in Russia dimostra che ci sono 9 paesi al mondo che con Putin vanno veramente d'accordo. Quelle che più mi stupiscono, tra queste, sono senz'altro Sud Africa e Brasile. Chi se lo sarebbe mai immaginato? E' una questione di affari: i soldi corrono verso i soldi non credo si tratti di questioni umane o economiche di mero gusto socialista. Piuttosto i movimenti e i nuovi ordini mondiali vedono crearsi nuovi protagonisti che l'occidente, fino ad oggi, ha sempre trattato come poveracci, come schiavetti e soprattutto persone di serie B. A questo punto figuriamoci se, avendo l'occasione di apparire in una foto di fianco a altri paesi del mondo, non vogliano approfittare dell'occasione. Sicché lo Zar fa incetta di abbracci e baci, dichiarazioni di amicizia di lunga data dal presidente Cinese Xi oppure lunghe esposizioni fotografiche con Modi il presidente Indiano che rappresenta un altro mercato fatto di un miliardo di anime.
L'Europa invecchia e credo invecchi anche il sistema occidentale di dipendenza dagli Stati Uniti. E' così che i nuovi nove giganti mondiali, tra cui Brasile Sud Africa, Cina e India, parlano di nuovi ordini mondiali per garantire la sicurezza mondiale e ne parlano proprio con chi, nel terzo millennio, ha invaso un paese nel cuore del vecchio continente.
L'autorevolezza degli interventi, come quello del presidente Modi, spende grandi teorie per pianificare la fine della guerra Russo - Ucraina che è costata fino ad oggi un numero esagerato di morti e circa un esodo di 8 milioni di abitanti che hanno lasciato l'Ucraina. Putin e Xi ad un certo punto hanno messo in piedi addirittura un piccolo teatrino simpatico in cui Putin parla a Xi in Russo consapevole che quest' ultimo era ancora privo della traduzione simultanea, difendendosi così: "siamo tanto amici che a questo punto capisci ciò che dico anche solo guardandomi parlare". Un piccolo show che sicuramente lo Zarino Tarzanetto frù frù, ha imparato dal suo caro amico Berlusconi in tempi non sospetti.
La morte di Giovanna Marini
Aveva 87 anni Giovanna Marini probabilmente l'unica cantautrice italiana che sia mai esistita se non fosse che definirla solo cantautrice sarebbe riduttivo.
Era una una studiosa completa e una ricercatrice musicale sul campo di opere musicali e letterarie popolari.
Fu tra i primi ad aver avuto l'intuzione che la scuola cantautorale post sessantottina avrebbe avuto un seguito legata al canto sociale. Che fosse una nuova forma di canzone impegnata moderna al di là delle esperienze pregresse del cantacronache e della tradizione popolare orale.
Era diplomata al conservatorio in chitarra. Raccolse sul campo migliaia di canti regionali, motetti, rime, improvvisazioni etniche anche sarde. Collaborò, amandolo fino allo stremo, e dedicandogli anche un canto, con Pasolini. Ma anche con Michele Straniero, italo Calvino, Della Mea, Pietrangeli, Venditti.
Il cantautore che sembrava le fosse più affezionato è Francesco De Gregori perché in un certo qual modo ne fu una sua creatura. Insieme a De Gregori aveva anche condiviso qualche lavoro durante la sua carriera.
Se ne va una donna geniale ricca di fascino e di arte. Una delle quattro più rappresentative della canzone popolare italiana insieme a Gabriella Ferri, Caterina Bueno e Maria Carta.
A volte mi chiedo, alla luce dei tempi che oggi stiamo vivendo, se tutte queste gigantesche persone, noi italiani, ce le siamo meritate fino in fondo.
Arresto Choc di Toti in Liguria.
Mi guardo bene dal giudicare l'operato dei Giudici e la sacrosanta presunzione di innocenza di Toti. Tuttavia mi inquieta leggere i dettagli del mandato, peraltro pubblicati senza meno dal corriere della sera, come fossero la lista della spesa.
Mi divertirebbe confrontarli con una qualsiasi transazione economica e calcolo che Toti si è intascato, in più riprese, circa 70 mila euro per aver favorito qualcuno nell'ottenimento di concessioni varie. Con quote di denaro da 4000 e 15 mila euro. Insomma una cifra che oggi è insufficiente ad acquistare una qualsiasi auto che sia pochino al di sopra della tipologia utilitarie.
Mi domando, essendo lontano anni luce dalle posizioni politiche del Presidente Toti, ma proprio agli antipodi, tuttavia......tutto qui?
Al che chiunque di noi, io magari no, non esageriamo, ma chiunque abbia un buon stipendio e volesse risolvere un piccolo, grande problema burocratico di questo genere, potrebbe assoldare Toti e farsi magari un prestito personale nella sua banca di fiducia. Pagare il servizio del Toti di turno e rimborsare la somma in 60 comode rate mensili da 1300 euro inclusi interessi?
Letta così mi sembra veramente probabile che Toti torni ad essere una persona libera prima o poi e che venga prosciolto da ogni accusa.
Però sicuramente sono io che non capisco queste cose e che sicuramente ho anche letto male.
Tanti saluti.
CURIOSO: NON SARA' PERCHE' AFFAMANO I LAVORATORI?
Ci vuole la faccia da culo di un bisonte del Nebraska, direbbe il mio amico Folco Sulfamedici leggendo questo titolo di uno dei più autorevoli giornali d'economia Italiani.
Le cooperative, quelle che ti pagano a 4 euro lordi l'ora, che ti fanno contratti che variano dal mese ai tre mesi di durata e che ti tengono per i coglioni fino a quando esausto, due giorni prima della pensione, crepi davanti agli occhi di tua moglie che non ha mai avuto un matrimonio, una casa e un figlio e che fa lo stesso tuo lavoro in un call center pagata coi buoni pasto.
Questa è la realtà che non vogliono raccontare questi....individui. LA criticità rimane ... rimane il «mismatch tra domanda e offerta di lavoro» DICONO senza vergogna, con disinvoltura.
Nel pubblico tutto è gestito da questi pseudo lavoratori, schiavi, senza diritti di nessun genere. Attaccati al loro computer oppure alle loro scope, le loro lucidatrici, i camion. Rischiando la vita tutti i giorni. Una vita che si spegne per loro giorno per giorno. Ciò che nel privato è assolutamente proibito, curiosamente nel pubblico diventa una violenta consuetudine nel silenzio delle istituzioni, dei sindacati.