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SOLO negli ultimi 5 anni alcune migliaia (dicesi MIGLIAIA) di impiegati comunali, dai vari contesti urbani provinciali della Sardegna, hanno lasciato il loro impiego al borgo natio. Preferendo alla bucolica condizione leopardiana un approdo negli uffici Regionali dell'Urbe. PEr una differenza di stipendio che può anche arrivare a registrare una differenza di 5 mila euro l'anno lorde, sono pronti a mangiare chilometri e chilometri in auto, pagare pranzi e cene e parcheggi introvabili, mettere benzina dunque e talvolta ( anzi direi spesso) prendere in affitto stamberghe intorno a via Roma per pernottamenti disperati di fortuna. Combattere con ulcere e gastriti varie nel traffico. Ingoiare la lontananza dalla famiglia. Questa parrebbe essere la visione d'insieme di uno che ormai (il sottoscritto) è talmente disincantato dalle facezie della politica da non credere quasi più a niente. Eppure è così: lo certifica il consiglio regionale, la prima commissione e gli stessi consiglieri chiamati a correggere il tiro su una legge che da ben 19 anni non da risposte adeguate ai lavoratori che lamentano una differenza sostanziale tra il loro trattamento economico (in media 1550 euro al mese) e quello invece registrato da un loro collega in Regione ( in media fino a 500 euro in più al mese...non si capisce se lordi o netti. Credo netti). La maledizione della provincia continua: parte dai medici che non intendono più vivere relegati in realtà pastorali e agricole e che, ovviamente, ne fanno anche una questione monetaria. Alla faccia di Ippocrate e di tutta la sua famiglia. Ora gli impiegati, Chissà domani chi?!? MA la domanda più interessante per quanto mi riguarda è questa: chi coprirà i posti rimasti vacanti al comune di Carbonia? Iglesias? Oristano, Cagliari, Sassari...figuriamoci poi Isili, Furtei, Gonnoscodina e Morgongiori? Quali saranno i metodi di reclutamento della pianta organica in sostituzione di quella mancante in questi comuni? Quali i metodi? Sono più che certo che si farà ricorso all'interinale, al lavoro instabile, al caos, al clientelismo. Speriamo che questo nuovo disegno di legge abbia un iter rapido e che sia finalmente una soluzione definitiva: credo che ci sia un oceano di persone disposte a lavorare e vivere nei bellissimi comuni delle nostre campagne, riacquistare qualità della vita e serenità economica.
La VI^ commissione, presieduta da Carla Fundoni, ha svolto un altro ciclo di audizioni sul Dl. n. 40 (Giunta) “Disposizioni urgenti di adeguamento dell’assetto organizzativo ed istituzionale del Sistema sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 11 settembre 2020, n. 24”.
La prima ad intervenire nel parlamentino della Salute che da settimane si occupa della riforma del sistema sanitario, è stata il direttore generale dell’Arnas Brotzu di Cagliari, Agnese Foddis, che ha illustrato la gestione del principale ospedale dell’Isola e le difficoltà che il sistema incontra a causa delle note debolezze della cosiddetta sanità territoriale. Ampio spazio è stato dedicato alla problematica della carenza di personale medico e sanitario, con riferimento alle difficoltà nel reclutamento di nuove figure professionali. È emersa dunque la criticità legata alla riorganizzazione della rete sanitaria territoriale (la riduzione dei servizi in determinate aree ha generato un aumento della pressione sulle strutture ospedaliere). Durante la seduta è emerso il problema della governance sanitaria e del rapporto tra programmazione politica e gestione operativa delle strutture. Si è sottolineato che le decisioni devono rispondere in primo luogo alle esigenze dei pazienti e non a logiche esclusivamente amministrative o politiche.
Sull’ipotizzato accorpamento dell’ospedale Microcitemico con il Brotzu, la direttrice non ha espresso contrarietà ma ha rimarcato come all’interno del Microcitemico di Cagliari, siano presenti attività che dovrebbero essere gestite “dal territorio” e dunque che dovrebbero stare all’interno dell’ospedale (esempio: psichiatria infantile e dermatologia pediatrica).
Il direttore dell’Ares (Agenzia regionale della salute), Giuseppe Pintor, in carica dal 1 settembre 2024, ha affermato di non aver riscontrato, nel Dl 40, disposizioni che rafforzino e amplino ruolo e competenze dell’agenzia e sul delicato rapporto tra Ares e Asl, pur riconoscendo qualche difficoltà nella collaborazione, ha ribadito la necessità di un modello di governance sinergico per migliorare l’efficienza e l’efficacia del sistema sanitario regionale. Uno dei punti centrali dell’audizione è stato il tema della sanità digitale. Ares è incaricata della gestione dei fondi Pnrr destinati alla digitalizzazione della sanità: il direttore ha evidenziato l’importanza di un coordinamento centralizzato per garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal piano nazionale. Un aspetto critico ha riguardato la carenza di personale qualificato, soprattutto in ambito tecnico e ingegneristico. Il direttore ha spiegato come la scarsa disponibilità di professionisti nel mercato del lavoro e la ridotta attrattività del settore pubblico stiano creando difficoltà nel completamento di interventi essenziali.
La direttrice dell’Areus (agenzia regionale per l’emergenza urgenza) Simonetta Bettelini, ha posto l'accento sulla necessità di un potenziamento del servizio di emergenza-urgenza, evidenziando che attualmente vi sono zone della Sardegna, in particolare le aree centrali, dove i tempi di intervento non rispettano gli standard previsti (20 minuti per il pronto intervento). Ha ribadito l’importanza di un incremento delle postazioni avanzate di soccorso (quelle con personale sanitario a bordo, attualmente sono 30, mentre 160 sono quelle con soli volontari) ed ha sottolineato l’impegno per rafforzare i percorsi formativi rivolti ai soccorritori. Infine, è stato affrontato il tema delle convenzioni con gli enti del terzo settore per la gestione delle postazioni del 118, con l'obiettivo di garantire criteri di selezione più chiari e trasparenti, in linea con le normative vigenti.
La direttrice dell’Aou di Cagliari (azienda ospedaliero universitaria) Chiara Seazzu ha invece posto l'attenzione sulla criticità legata alla carenza di posti letto (420 posti attivi su 440 autorizzati) sottolineando come il numero attuale non sia sufficiente a gestire il flusso di pazienti che quotidianamente affollano i Pronto Soccorso. Insufficiente è stata giudicata anche la dotazione organica.
Il direttore dell’Azienda ospedaliero universitaria (AOU) di Sassari, Antonio Spano (863 posti letto), ha insistito sul problema del sovraffollamento del Pronto Soccorso, che registra oltre 70.000 accessi annui, il numero più alto in tutta la regione. Questo afflusso costante si traduce in un’occupazione dei reparti ben oltre la capacità ordinaria: il numero di barelle nei corridoi è passato da 9.000 a fine 2023 a 12.000 a fine 2024, con un incremento superiore al 30%. Tale situazione è aggravata dall’incremento del 10% degli accessi al Pronto Soccorso registrato tra dicembre 2024 e gennaio 2025.
Il direttore ha sottolineato come l’origine del problema sia spesso la carenza di servizi territoriali, che costringe i pazienti a rivolgersi alle strutture ospedaliere per patologie che potrebbero essere gestite nella rete territoriale. Inoltre, ha posto l’accento sulla necessità di interventi infrastrutturali: molte delle strutture dell’Aou sono datate, alcune risalenti agli anni ’50, e pur essendo stati avviati lavori di ristrutturazione, il percorso è ancora lungo e richiede ulteriori risorse.
Un altro punto cruciale ha riguardato l’organizzazione delle strutture ospedaliere, che si sviluppano su sette plessi distanti tra loro, con un impatto economico rilevante: solo per l’interconnessione tra i vari edifici, il costo annuo supera i 3 milioni di euro.
Per quanto riguarda l’equilibrio tra le strutture universitarie e ospedaliere, il Spano ha affermato che l’attuale organizzazione dell’Aou garantisce una sostanziale parità tra le due componenti.
Secondo uno studio condotto negli USA dal Dottore Lai Xu, noto chirurgo colon rettale dell'Università del Texas, stare troppo tempo seduti al water fa male. Ci vuol poco a capirlo, ma il dottor Xu ( perché Lai è nel suo caso un nome e non un cognome) con la sua autorevole esposizione suggella l'ufficialità di questa, fino ad ora ritenuta, diceria. La ragione è semplice: seduti al cesso le gambe stanno al di sopra dell'intestino e lo sfintere rimane in tensione durante tutta la ...session , mentre la pressione del ciambellone sul retro delle cosce esercita una forza propulsiva. Si rischiano danni terribili come il prolasso rettare. Nei casi meno gravi, minimo, l'insorgenza di emorroidi. Insomma pensiamo a chi sta anche un'ora appiccicato / ata, alla tazza del cesso con un telefono in mano a guardare e sentire sciocchezze sui social. Ricordo il titolo di una canzone di un mio amico cantautore "la cagata infinita" ma quella parlava del terzo governo Andreotti. Una domanda nasce spontanea: perché queste cose non le dice nessuno, o meglio , per poterle trovare scritte su un trafiletto di 20 righe, bisogna arrivare fino alle ultime pagine di una rivista importante e qualificata ad appannaggio di un solo pubblico pagante? Quando si tratta di sensibilizzare la gente sul fatto che l'importanza di avere una bocca stabile è questione "fondante" per il benessere del corpo, si muovono i mondi! Infatti i dentisti dicono che se estrai un dente, gli altri si muovono e assumono posizioni innaturali. La cura dei denti è più importante della cura del buco del culo? Certo, perché esistono i dentisti che creano indotto economico. I denti muovono i soldi, il buco del culo non muove niente.
A meno che non ci si adatti a farne un uso anticonvenzionale che preveda anche qualche entrata oltre alle solite uscite.
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